– CMYK – Dalla musica al collage: Vittoria Rutigliano, in arte Vì.

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Vittoria Rutigliano, in arte Vì, artista in Conversano (BA) ama il collage e ha fatto di questa tecnica il suo cavallo di battaglia. L’intervista.

Sorgente: Dalla musica al collage: Vittoria Rutigliano, in arte Vì. – CMYK

QUANDO L’ARTE NON PRESCINDE DALLA TECNICA.

É dalla ricerca e dall’analisi del proprio territorio che spesso si scoprono realtà artistiche e fermenti in atto. Sono nascosti in quella stradina “un po’ più in là”, “proprio dietro l’angolo”, proprio tra i vicoli dei nostri piccoli centri storici, proprio a Conversano, in Puglia, dove ha sede l’atelier di Vittoria Rutigliano.

Donna e Artista caparbia, Vittoria è capace di avere la giusta intuizione e virare dalla musica all’arte visiva mentre prova un preludio di Bach. La musica l’ha portata a scoprire la sua strada e ce lo racconta con il viso illuminato dal sorriso e dall’orgoglio per essere l’artefice di quadri caratterizzati dall’equilibrio e dall’unicità della tecnica.

Vittoria Rutigliano, in arte Vì, decide di non spostarsi altrove per promuovere il suo talento. Siamo colpiti dalla quantità di tele presenti nella sua galleria, tutte ricche di particolari che concorrono a formare un unicuum di impatto. Nasce un bel dialogo, nascono domande, gustando insieme pastatelle di amarene e noci tipiche del luogo e d’un tratto entriamo in un mondo fatto di immagini, colla e forbici.

Come ha avuto origine il percorso artistico di Vittoria Rutigliano e chi è stato il maestro?

Ho studiato a Bari, presso l’Accademia delle Belle Arti e mi sono specializzata in decorazione. In questa fase della mia vita ho approfondito le tecniche della grafica incisa, elaborando le immagini, andando oltre quello che è visibile, strutturando il segno, le ombre e i colori.  In verità il mio mentore è stato l’architetto Franz Falanga. Mi ha forgiata mentalmente, ha completato la mia formazione con elementi di architettura legati al movimento moderno, al Bauhaus e a Carlo Scarpa… alla fine tutto questo ha preso posto in alcune delle mie opere. All’epoca, però, ero ancora lontana dalla tecnica del collage.

Quando arriva l’intuizione e la scelta di concentrarsi sul collage?

Ci sono voluti 20 anni prima di affinare la tecnica del collage. Ho studiato musica per sette anni e mentre provavo a suonare Bach senza ottenere il risultato da me sperato, ho ridotto in mille pezzi lo spartito. La vera e propria intuizione nasce proprio da uno spartito strappato che si adagia su una tela e ho capito così che strada intraprendere. In questo modo ho esorcizzato tutto quello che non riuscivo ad esprimere suonando.

Dove possiamo trovare la prima opera?

La prima tela non è al momento esposta, ma fa parte di una serie detta “Musicale”, in parte già venduta. Sono opere grafiche, sperimentali, un po’ dadaiste. Dopo questa fase iniziale sono andata oltre lo spartito e mi sono concentrata sulle immagini e sulla loro potenzialità.

In atelier sono esposte varie serie. Cosa le caratterizza e quali aneddoti nascondono?

La prima serie è caratterizzata da immagini che concorrono alla realizzazione del “ritratto psicologico”. Il colore di fondo che la caratterizza è il verde.

La seconda serie è “illustrativa”. Ricorrono immagini riconoscibili e il colore scelto per il  fondo è il nero. L’osservatore non entra nel quadro, ma è il soggetto che tende a venir fuori dalla tela.

La terza serie invece è caratterizzata dal fondo azzurro. Come il verde, anche l’azzurro tende ad accogliere l’osservatore. Racchiudo in questa serie una domanda elementare: “Come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima?”. Per questo motivo l’elemento alla base dell’opera è l’orologio. In questo caso non scandisce il tempo, semplicemente vuole tornare indietro.  

Le grandi tele invece fanno parte di una serie per lo più comunicativa,”Etude D’Arianne”. Sono una denuncia contro l’inquinamento visivo, contro il bombardamento e il condizionamento dato dalle immagini pubblicitarie fatte di donne e uomini perfetti e sorridenti. E’ per questo che il graffio, gli strappi e le parole alla rovescia sono elementi importanti. Questi segni ridanno equilibrio a ciò che non fa parte del vivere quotidiano e della realtà. Di sicuro queste opere sono prive del carattere del “ricordo”, ci vogliono un po’ di anni affinchè vengano assimilate dall’osservatore. Sono contemporanee, semplicemente denunciano il presente.

La serie “Dorata” è quella nata per un caso fortunato. Ho recuperato un’antica cornice ritrovata in un lago. Da questo è nata la voglia di decontestualizzare la tela, di porla in contrasto temporale: immagini di un mondo moderno incorniciate dall’antico.

Quale colore predilige per dare risalto alle sue opere?

Di sicuro sto cominciando a utilizzare i toni del grigio che mi permettono di controllare meglio l’incarnato nei soggetti africani. Inoltre si lega perfettamente al fondo azzurro della seconda serie. Il nero resta il “non” colore indiscusso che contrasta meglio le opere. Soprattutto nei ritratti il nero ha un impatto grafico più forte.

Il processo creativo alla base di un quadro vien fuori man mano che l’opera viene realizzata o è già tutto preordinato?

Tutto vien fuori mentre creo l’opera. Tuttavia nella serie che chiamo “Mistica”, esposta nel piccolo angolo “La Cripta”, la prima operazione è stata la scelta delle cornici. Se togliamo il quadro dalla cornice il quadro perde il suo valore.

“La cripta” che valore simbolico ha?

Il visitatore in questo piccolo angolo si isola e si ritrova nella sua intimità a riflettere, circondato solo dalla luce soffusa delle candele. In futuro, in questo spazio allestirò una piccola esposizione legata al ritratto funebre, dato che molte delle cornici legate alle opere “mistiche” sono state prese da lapidi reali.

Ci sono altre tecniche che utilizza per esprimere la sua arte?

Ho sperimentato varie tecniche tra cui vernici, smalti e colori acrilici. Tutto tranne la pittura ad olio. Il mio processo è immediato, la pittura ad olio ha un procedimento lento e io preferisco ultimare l’opera nel breve tempo, in giornata.

C’è tra questi un quadro a cui è particolarmente legata?

Sicuramente la tela raffigurante le “Due Dame”. Tutti i miei quadri sono caratterizzati dalla fissità del volto. Lo sguardo è diretto, la tela ci osserva. In questo quadro, invece, le due dame sono una il riflesso dell’altra: una volge lo sguardo alla sua destra e l’altra alla sua sinistra. E’ autocelebrativo, è la consapevolezza del mio desiderio di avventura, del viaggio e di esplorazione. Le forbici, Sant’Ambrogio che benedice la mia arte e la nave Victory sono tutti elementi che concorrono a rendere “mio” questo quadro.

Dopo tanti viaggi e tante avventure, dove si vede tra 10 anni?

A Venezia. Sono poche le occasioni che ho per riuscire a viaggiare, ma non manco mai all’appuntamento con la Biennale. Ogni volta che ritorno da lì sono un vulcano di idee. Di sicuro è l’evento a cui vorrei partecipare oltre che come visitatore, anche come Artista. In realtà a Venezia mi trasferirerei. Se ci penso non mi vedo all’estero, a me l’Italia piace, ci sto bene.

In un territorio fatto non solo di arte e poesia, è necessario svolgere una seconda attività per realizzare i propri sogni?

Prima insegnavo, ma adesso sono completamente concentrata sulle mie tele. Ho abbandonato anche i circuiti di esposizione collettivi e vendita online. Le note gallerie d’arte non garantiscono la vendita del quadro e in sincerità preferisco incontrare di persona chi è interessato ai miei quadri. La gente viene qui, guarda la totalità delle opere, il contesto in cui sono nate. Il visitatore parla direttamente con l’artista e questo mi ha premiata. I prezzi inoltre non sono ricaricati come siamo abituati a pensare. Ho reso le mie opere accessibili e sono contenta che escano dalla mia galleria. La gente compra non solo l’opera, ma anche un pezzo di me.

Vi invitiamo a visitare l’atelier di Vittoria Rutigliano in Via Monsignore Lamberti, a Conversano (BA).

Sì esatto, è in quella stradina “proprio dietro l’angolo” dove andresti se fossi ad Amsterdam, dove non ti spingi perchè sei a casa. Le migliori scoperte si fanno quando non ci si arrende, quando la curiosità ti porta per mano.

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